Donald Trump è un presidente sempre più impopolare e le sue azioni sono percepite come troppo estreme. Ad oggi il 52,5 per cento degli americani dichiara di disapprovare l'operato di Trump contro solo il 44 per cento che lo approva. Si tratta di un tasso netto negativo di -8,5 punti, un dato che nessun altro presidente nei suoi primi 100 giorni aveva raggiunto con l'eccezione dello stesso Trump nel 2017.
Non c'è una spiegazione univoca per questo calo di popolarità, ma possiamo vedere come le cose siano cambiate in particolar modo nell'ultimo mese con l'imposizione dei dazi contro il resto del mondo e poi le parziali marce indietro. Un mese fa infatti il tasso di approvazione di Trump era negativo di soli 2,5 punti e nei giorni subito successivi al cosiddetto "liberation day", la sua popolarità ha iniziato a crollare.
Una critica che viene fatta è che questi sondaggi non sarebbero affidabili perché alle elezioni avevano sbagliato. Al netto che è una critica riduttiva del ruolo dei sondaggi, anche quelli che a novembre erano stati particolarmente affidabili ora danno pessimi risultati per Trump. Un esempio è AtlasIntel, miglior sondaggista del 2024 e che aveva predetto correttamente la vittoria del presidente americano, che dà la sua popolarità a -6. Anche istituti vicini ai Repubblicani come Rasmussen Reports danno a Trump un tasso negativo di approvazione.
Oltre ai sondaggi generali, possiamo analizzare anche i tassi di approvazione sui temi specifici. Vediamo che sull'inflazione e il costo della vita, il tasso di approvazione è negativo di 23 punti, sul commercio di 21 punti, sull'economia di 14 punti e anche sull'immigrazione di 3 punti. Questi tassi di approvazione tematici erano per lo più negativi giù da febbraio, ma hanno avuto un brusco calo poi a marzo. Il dato più preoccupante per Trump è probabilmente quello sull'immigrazione che è diventato negativo nelle ultime due settimane. Il presidente americano ha infatti sempre fatto dell'immigrazione un punto centrale della sua campagna elettorale e poi della sua strategia comunicativa alla Casa Bianca.
I sondaggi usciti negli ultimi giorni sono concordi nel ritenere che Trump sia andato troppo oltre i suoi poteri. Un sondaggio Ipsos per il Washington Post e Abs News, ad esempio, vede il 64 per cento degli americani dire che Trump è andato "troppo oltre" nell'espansione dei poteri presidenziali. Per il 56 per cento è andato troppo oltre con il licenziamento dei dipendenti pubblici e per il 48 per cento nelle espulsioni dei migranti (mentre per il 34 per cento va bene così e per il 16 per cento non è abbastanza). Un sondaggio del Siena College per il New York Times, dice che il 61 per cento degli americani è contrario a imporre dazi senza passare dal Congresso, il 63 per cento a espellere persone legalmente negli Stati Uniti per aver protestato contro Israele e il 76 per cento a ignorare le decisioni della Corte Suprema, tutte cose che l'amministrazione Trump sta facendo.
Nel complesso, questo mandato di Trump viene descritto dal 66 per cento come "caotico" e dal 59 per cento come "allarmante". Il 72 per cento pensa che le sue azioni porteranno gli Stati Uniti in recessione.
La presidenza Trump, essendo percepita come molto estrema, potrebbe spingere gli americani verso posizioni più liberal, come già successo durante la sua prima presidenza. È un esempio dell’applicazione del modello termostatico che abbiamo visto qualche settimana fa: quanto la politica si fa troppo fredda, gli americani scelgono di riscaldare il sistema muovendosi a sinistra. Ogni spinta eccessiva prepara già il terreno per la sua correzione.
Per Trump recuperare da questo crollo di popolarità potrebbe essere difficile. In una società americana sempre più polarizzata, quando il consenso si sgretola, raramente torna ai livelli precedenti. La stessa cosa successe con Joe Biden con il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan, la prima vera crisi della sua presidenza.
Ma l'impopolarità crescente rischia di avere ripercussioni sulla sua capacità di governare. In particolare, sul fronte economico, le riforme più significative richiedono l'approvazione del Congresso, dove la maggioranza repubblicana è già estremamente fragile. Se i deputati e i senatori del GOP inizieranno a temere che la vicinanza a Trump possa compromettere le loro chance di rielezione alle elezioni di metà mandato del novembre 2026, è probabile che l'agenda presidenziale incontri un muro, paralizzando di fatto l'azione della Casa Bianca.
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