La povertà che si eredita: l'Italia tra i peggiori in Europa
L'Italia tra i peggiori per mobilità sociale: chi cresce in famiglie povere ha il 15% di probabilità in più di restare in difficoltà da adulto
In teoria, chi nasce in povertà dovrebbe avere la possibilità di migliorare la propria condizione grazie alla scuola, al lavoro e al sostegno pubblico. In pratica, nella maggior parte dei Paesi europei, e in particolare in Italia, la povertà si trasmette da una generazione all’altra.
Uno studio di tre ricercatori dell'Università di Oxford, pubblicato su Research in Social Stratification and Mobility, ha analizzato la trasmissione intergenerazionale della povertà in trenta Paesi europei, utilizzando i dati del 2019 dello European Union Statistics on Income and Living Conditions, il principale strumento statistico dell’Unione Europea per raccogliere dati comparabili su redditi, condizioni di vita e povertà.
La povertà in Italia si trasmette da genitori a figli
Lo studio mostra che in Italia la probabilità di restare poveri se si è cresciuti in una famiglia povera è tra le più alte in Europa. Più alta che in Francia, Germania e Austria, e persino che in alcuni Paesi dell’Est come Polonia e Slovenia. Il risultato è stabile anche cambiando le definizioni usate per misurare la povertà. La povertà italiana non è solo ampia: è anche rigida, si trasmette con forza ed è difficile da spezzare.
Nel 2019, il 21 per cento degli italiani risultava a rischio di povertà o esclusione sociale, un dato tra i più elevati del continente. Secondo lo studio, in Italia chi è cresciuto in una famiglia povera ha una probabilità superiore di 15 punti percentuali di essere povero da adulto, rispetto a chi è cresciuto in una famiglia non povera. È uno degli effetti più alti osservati in Europa, superato solo da Paesi come Romania, Bulgaria, Serbia e Lituania.
Nei Paesi scandinavi, la condizione economica della famiglia d’origine incide molto poco sul rischio di povertà in età adulta. In alcuni casi, come in Danimarca, Svezia o Svizzera, l’effetto stimato è addirittura nullo o leggermente negativo. L'Italia, invece, si colloca tra i Paesi con la maggiore persistenza intergenerazionale della povertà. L'aumento di probabilità di essere poveri in Italia se nasci in una famiglia povera è oltre otto volte quello della Francia e più del doppio della Germania.
Come si misura la povertà
Il confronto tra generazioni non è semplice: i dati sul reddito delle famiglie dei genitori non esistono, perché l’informazione è raccolta in modo retrospettivo. Per questo, lo studio usa dei proxy, ovvero misure indirette della povertà vissuta durante l’infanzia. In particolare, si considerano quattro aspetti: l’incapacità della famiglia di soddisfare bisogni basilari (come libri scolastici, pasti adeguati, vacanze), la percezione soggettiva di difficoltà economiche, il livello di istruzione dei genitori e la loro posizione sociale (occupazione manuale o disoccupazione).
Combinando questi indicatori, si costruiscono due misure: una ristretta, che richiede la presenza contemporanea di deprivazione materiale e disagio finanziario; e una ampia, che include chi presenta almeno uno dei due elementi, ma solo se accompagnato da bassa istruzione e status lavorativo basso dei genitori.
Per la povertà attuale si usano invece i criteri ufficiali dell’Unione Europea: il rischio di povertà monetaria (reddito familiare inferiore al 60 per cento del mediano) e la condizione di povertà o esclusione sociale (At Risk Of Poverty or social Exclusion, AROPE), che comprende anche chi vive in situazioni di deprivazione sociale o in una famiglia con bassa intensità lavorativa.
Come si trasmette la povertà
La povertà non si eredita solo per vincoli materiali, ma per una serie di meccanismi sociali, culturali e strutturali. Chi cresce in una famiglia povera ha minori possibilità di accedere a una buona istruzione, è più esposto all’abbandono scolastico, ha aspettative più basse, reti sociali più deboli e spesso meno accesso a informazioni, risorse e opportunità nel mercato del lavoro. Il punto di partenza influisce sulle tappe successive.
Lo studio mostra che due fattori mediano in modo decisivo la trasmissione della povertà: il livello di istruzione raggiunto e la posizione occupazionale. A livello europeo, questi due canali spiegano circa due terzi dell’effetto totale della povertà dei genitori su quella dei figli. In Italia, l’istruzione è particolarmente importante: chi proviene da famiglie svantaggiate tende a ottenere titoli scolastici più bassi e ciò condiziona pesantemente il suo futuro economico.
I dati Istat mostrano come nelle famiglie con almeno un genitore laureato, la quota di figli 25-34enni che hanno conseguito un titolo terziario è pari al 67 per cento, se almeno un genitore è diplomato cala al 40 per cento e scende al 13% quando i genitori possiedono al più la terza media. Nel nostro paese i 18-24enni che hanno abbandonato precocemente gli studi sono solo il 2 per cento nelle famiglie con almeno un genitore laureato, il 5 per cento con uno almeno diplomato e il 24 per cento in quelle con al massimo la terza media.
Ma anche raggiungendo un titolo elevato, la povertà d’origine può lasciare il segno. Lo studio mostra che, in Italia come altrove, l’effetto della povertà familiare non si annulla del tutto nemmeno tra chi ha studiato. Il che suggerisce che l’ascensore sociale dell’istruzione funziona, ma non sempre riesce a portare tutti in alto.
Un problema strutturale
L'Italia rimane tra i Paesi con maggiore persistenza della povertà anche quando si cambiano le definizioni, si introducono controlli per età e si escludono i migranti dal campione. Né i livelli di crescita economica né l’entità della spesa pubblica spiegano da soli le differenze tra Paesi: contano le politiche specifiche, il funzionamento dei servizi, la qualità dell’istruzione, la capacità del welfare di ridurre i divari di partenza.
L’Italia, come altri Paesi dell’Europa meridionale ed orientale, rientra tra quelli che lo studio definisce “high static”: Paesi dove la povertà era alta nella generazione precedente e lo è ancora oggi. Ma l’aspetto più allarmante è che la povertà si è irrigidita: chi è partito svantaggiato ha pochissime possibilità di migliorare la propria condizione.
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