Le tasse in Italia sono davvero alte?
L'Italia ha una pressione fiscale del 42,6 per cento, sopra la media UE ma in linea con Francia e Germania
In Italia il dibattito sulle tasse torna ciclicamente al centro della discussione pubblica. Ma quanto paghiamo davvero rispetto agli altri paesi europei?
Per rispondere serve un metro di paragone affidabile: il tax-to-GDP ratio (letteralmente “rapporto tra tasse e PIL”), il principale indicatore utilizzato da Eurostat. Questo indice mette in relazione quanto un paese raccoglie ogni anno attraverso tasse e contributi sociali, cioè i versamenti obbligatori per pensioni, con la ricchezza totale che produce, misurata dal prodotto interno lordo.
Questo rapporto ci permette di confrontare paesi molto diversi tra loro, per dimensione economica, popolazione e struttura fiscale, perché non guarda ai valori assoluti ma al peso relativo della fiscalità. In pratica: se un paese ha un tax-to-GDP ratio del 45 per cento, significa che su ogni 100 euro di ricchezza prodotta, 45 euro finiscono nelle casse pubbliche sotto forma di tasse e contributi.
Il carico fiscale e contributivo dell’Italia nel 2024 è stato del 42,6 per cento contro una media dell’Unione europea del 40,4 per cento. Sopra l’Italia ci sono cinque paesi: Lussemburgo con il 42,7 per cento, Austria con il 43,8 per cento, Belgio con il 45,1 per cento, Francia con il 45,3 per cento e la Danimarca con il 45,8 per cento.
I tre paesi con la minore pressione fiscale e contributiva sono invece Malta con il 29,3 per cento, Romania con il 28,8 per cento e l’Irlanda con il 22,4 per cento. Tra questi, fuori dall’Ue, c’è la Svizzera con il 27,8 per cento.
In Germania il tax-to-GDP ratio è pari al 40,9 per cento, in Spagna al 37,3 per cento, nei Paesi Bassi al 39,4 per cento, in Grecia al 41,7 per cento e in Portogallo al 37,1 per cento.
L’Italia è quindi tra i paesi con una pressione fiscale più alta d’Europa, ma non è un’eccezione: si colloca leggermente sopra la media UE, in linea con le grandi economie dell’Europa occidentale. Allo stesso tempo la parte orientale dell’Europa e quella iberica hanno un sistema fiscale sensibilmente più leggero di quello italiano
Se guardiamo agli ultimi trent’anni, vediamo che in Italia c’è stato un aumento della pressione fiscale e contributiva del 6 per cento (o 2,4 punti percentuali), passando dal 40,2 al 42,6 per cento. Nel complesso dei ventisette paesi dell’Unione europea invece c’è stato un leggero calo, passando dal 40,6 al 40,4 per cento. La Germania ha avuto un leggero aumento dal 40,7 al 40,9 per cento, mentre in Francia è salita dal 44,1 al 45,3 per cento, un aumento del 2,7 per cento. Il paese con il maggior aumento è però stata la Spagna che è passata dal 32,3 al 37,3 per cento, con una crescita del 15,5 per cento.
Guardando l’evoluzione sui trent’anni vediamo che il peso delle tasse in Italia è sceso dal 1997 al 2005 per poi salire fino a un picco del 43,5 per cento nel 2013, poi è tornato a scendere ed è salito ancora nel 2020, per poi scendere e risalire l’anno scorso. La Germania ha seguito un percorso simile, ma con una minore crescita nei primi anni ‘10. La Spagna invece ha visto il peso delle tasse crescere fino al 2007, poi con un crollo con la crisi finanziari è passata dal 37,2 per cento del 2007 al 30,5 per cento del 2009 e poi ha avuto una progressiva crescita fino al 2021, poi un calo e ora di nuovo in aumento. La Francia ha sempre avuto un peso fiscale e contributivo sul Pil maggiore degli altri paesi che è cresciuto dopo il 2009, ma dal 2018 è di nuovo in calo. L’aumento osservato negli ultimi anni è in parte dovuto al fiscal drag, cioè l’effetto per cui, con l’aumento dei redditi nominali, i contribuenti finiscono in scaglioni fiscali più alti senza che le aliquote vengano aggiornate all’inflazione. In questo modo, anche a parità di potere d’acquisto, il prelievo effettivo cresce.
A contare, però, non è solo quanto si paga in tasse, ma cosa si riceve in cambio. A parità di pressione fiscale, la differenza tra i paesi la fa la qualità dei servizi pubblici. L’Italia, pur con un carico fiscale sopra la media europea, sconta servizi pubblici spesso percepiti come inefficienti e in declino rispetto al passato.

