Ha senso scommettere sul nuovo papa?
Gli scommettitori si basano su sensazioni e opinioni e in passato non sono stati così precisi
Mercoledì 7 maggio inizierà il conclave per eleggere il prossimo papa. Oltre centotrenta cardinali si riuniranno nella Cappella Sistina e voteranno fino a quattro volte al giorno per cercare di raggiungere una maggioranza di due terzi dei voti. Solo a quel punto può esserci la fumata bianca. Negli ultimi cento cinquant'anni in media sono serviti sette scrutini per eleggere il pontefice.
Da due settimane girano nomi diversi su chi possa essere il prossimo papa e i siti di scommesse1 danno come favoriti Pietro Parolin con circa il 29 per cento delle probabilità, seguito da Luis Antonio Tagle con il 19 per cento e Matteo Zuppi con l’11 per cento, mentre poi ci sono Pierbattista Pizzaballa, Peter Turkson e Péter Erdő con l’8 per cento. Negli ultimi giorni le probabilità di Parolin e Zuppi sono aumentate, mentre hanno avuto un forte calo quelle di Turkson. Ma le scommesse possono davvero predire chi sarà scelto dal conclave?
Uno studio di Leighton Vaughan Williams e David Paton, due professori dell'Università di Nottingham, pubblicato sul Journal of Forecasting ha analizzato le scommesse sui papi. Nel 1958 i bookmaker milanesi davano il cardinale Angelo Roncalli (poi Giovanni XXIII) favorito con il 33 per cento di probabilità di essere eletto. Ma nel primo conclave del 1978 il cardinale Albino Luciani fu eletto arrivando come outsider senza neanche delle quote e nel secondo conclave di quell'anno, il cardinale Karol Wojtyła (Giovanni Paolo II) vinse di nuovo da outsider.
Il conclave del 2005, che portò all'elezione di Benedetto XVI, fu il primo a essere seguito dai mercati di scommesse online. In un primo momento, il cardinale Joseph Ratzinger non era tra i principali favoriti: la probabilità attribuita dai mercati delle scommesse era di circa l'8 per cento, ma salì al 25 per cento nell'ultimo giorno di conclave. Un articolo sul New York Times riportava che “se i pronostici sono corretti, il prossimo papa sarà uno dei seguenti tre: Joseph Ratzinger, Carlo M. Martini o Jean-Marie Lustiger”. Diversamente andò nel 2013, quando il cardinale Angelo Scola era considerato il favorito, con una probabilità iniziale del 18 per cento, ma non fu eletto. Invece il cardinale Jorge Mario Bergoglio – futuro Papa Francesco – era ritenuto un outsider: partiva con circa il 2 per cento di probabilità che salì al 3 per cento alla vigilia dell’elezione.
Lo studio ha anche esaminato l’andamento del mercato delle scommesse nel conclave 2013, concludendo che gli scommettitori non erano in grado di incorporare in modo efficiente le informazioni disponibili. Le quote erano “lente e incerte” nell’aggiustarsi in quanto gli scommettitori faticavano a distinguere i segnali attendibili dal rumore. Ad esempio, il giornalista della Stampa Giacomo Galeazzi nel 2013 aveva delle ottime fonti interne e mezz’ora dopo la seconda fumata nera, scritte i nomi dei tre favoriti, tra cui Bergoglio. Dopo, si è saputo che effettivamente i tre erano davanti nei voti. Ma gli scommettitori ignorarono in gran parte questo segnale in quanto era impossibile verificarlo e perché la legge impedisce agli scommettitori in Italia (più vicini alla fonte) di intervenire sul mercato.
Il problema principale è che in assenza di sondaggi o dati oggettivi e con il fatto che la segretezza del conclave limita i flussi informativi, chi scommette finisce per basarsi su opinioni di (presunti) esperti, precedenti storici e sensazioni senza poter realmente capire le dinamiche alla base del conclave.