Quanto si guadagna davvero nel privato in Italia
I redditi crescono poco con l’età, si fermano a 30 mila euro medi e crollano nel turismo.
Nel 2024 in Italia 17,7 milioni di persone hanno lavorato nel settore privato con un reddito lordo annuale1 medio di 24.490 euro, circa 1.550 euro netti al mese su 13 mensilità o 1.440 su 15 mensilità. A mostrarlo sono i nuovi dati Inps pubblicati la settimana scorsa. Ma come sono distribuiti e come cambiano i redditi nel privato?
La distribuzione dei redditi
Il 26 per cento dei lavoratori privati ha una retribuzione lorda inferiore ai 10 mila euro, mentre il 23 per cento è tra i 10 e i 20 mila euro e il 27 per cento è tra i 20 e i 30 mila euro. Tre lavoratori su quattro hanno quindi un reddito lordo da lavoro dipendente inferiore ai 30 mila euro2.
Tra i 30 e i 40 mila euro c’è invece il 13 per cento dei lavoratori, tra 40 e 50 mila euro il 6 per cento e sopra i 50 mila euro solo l’8 per cento del totale. Va considerato che un lordo di 50 mila euro sono 2.500 euro al mese su 13 o 2.300 su 14. Gli stipendi italiani sono infatti molto compressi verso il basso, anche a causa dell’elevata tassazione.
Come cambia per età e genere
Gli stipendi in Italia crescono con l’aumenterà dell’età partendo dai 18.440 euro dei 25-29enni a un picco di 30.900 euro tra i 55 e i 59 anni.
Raggruppando per 10 anni, vediamo che tra i 20 e i 29 anni il reddito medio è di 15.550 euro, sale ai 23.190 tra i 30 e i 39 anni e arriva a 27.390 tra i 30 e i 39 anni. È invece di 30.570 euro tra i 50-59 enni e poi scende a 27.870 sopra i 60 anni.
A livello di genere, vediamo come gli uomini hanno in media uno stipendio lordo di 27.970 euro contro i 19.830 delle donne. Va però considerato che tra le donne i part-time sono molto più diffusi: ha un tempo parziale il 21 per cento degli uomini e il 49 per cento delle donne. Se prendiamo solo chi ha un tempo pieno, vediamo che il reddito degli uomini è di 32.320 e quello delle donne di 26.820. La differenza pur ampia si dimezza: gli uomini nel complesso guadagnano il 41 per cento in più, ma considerando il tempo pieno il differenziale scende al 21 per cento.
Come cambiano gli stipendi per settore e area gerografica
Il settore che paga di più è quello delle attività finanziarie e assicurative dove la retribuzione annua lorda arriva a 56.430 euro e sopra i 50 mila troviamo anche l’estrazione da cave e miniere (con 38 mila dipendenti) e la fornitura di energia e gas (88 mila dipendenti). Si passa poi ai servizi di informazione e comunicazione con 35.230 mila, poi le attività manifatturiere con 32.500 e la fornitura di acqua e gestione rifiuti con 30.500. Nessun altro settore arriva a 30 mila euro, tra questi troviamo il trasporto e magazzinaggio con 27.200, commercio all’ingrosso e al dettaglio con 23.580, costruzioni con 22.110 e noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese con 16.500. Il peggiore è il settore turistico con 11.230 euro lordi medi (che conferma che il turismo non è il petrolio italiano).
A livello di qualifica, i dirigenti guadagnano in media 164 mila euro l’anno, i quadri 72.280, mentre gli impiegati 27.800, gli operati 18.230 e gli apprendisti 14.610. Ad avere la qualifica di operaio è il 55 per cento dei lavoratori, quella di impiegato il 33 per cento, mentre gli apprendisti sono il 3,7 per cento, i quadri il 3,1 per cento e i dirigenti lo 0,8 per cento.
Infine, a livello territoriale la Lombardia è la prima regione con 30.380 euro, mentre l’ultima è la Calabria con 15.880. Al secondo e terzo posto con sostanzialmente lo stesso reddito ci sono Emilia Romagna e Piemonte con 26.300, poi Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia con 25.200. Sotto i 20 mila ci sono anche Basilicata, Molise, Puglia, Sardegna, Campania e Sicilia. In questi confronti va comunque considerato che il costo della vita non è lo stesso.
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I dati dell’Inps fanno riferimento all’imponibile previdenziale che, oltre alla retribuzione annua lorda contrattata con il datore di lavoro, tiene conto di tutti gli eventi imprevedibili come festività in giorni non lavorativi o straordinari. I due dati sono nel complesso paragonabili.
Non vuol dire che necessariamente non abbiano altre entrate come una seconda attività da partita Iva o redditi da affitto



molto interessante! è proprio vero che quando lo stipendio resta fermo e il costo della vita sale, il lavoro resta solo un contratto…
sarebbe bello comparare l’analisi alle medie europee e capire a chi giova questa stagnazione e chi sono i veri outlier